Abbronzatura e melanina: perché la pelle si abbronza

Siamo nel pieno dell’estate, molte di voi sono già state in vacanze, molte altre lo sono mentre vi scriviamo, altre ancora sono in procinto di partire. A prescindere da dove siete, estate è sinonimo di sole e di tintarella. Come sicuramente sapete, la facilità o al contrario la difficoltà a procurarsi una bella abbronzatura dipende esclusivamente dal tipo di pelle, o meglio dal fototipo, e dal suo DNA cellulare, determinato a sua volta da fattori genetici e raziali, ovvero dalla quantità e qualità di melanina che la cute è in grado di produrre.

Ma come funziona il processo che porta la nostra epidermide ad abbronzarsi tanto, poco o niente? Quali sono i meccanismi che si mettono in atto nel momento in cui ci esponiamo al sole come in questo periodo?

Va detto innanzitutto che l’abbronzatura è una reazione naturale della pelle , che si difende dai raggi solari, naturali e artificiali, producendo di un pigmento protettivo, la melanina. E’ quindi un meccanismo di difesa che assicura la protezione della cute contro le radiazioni UV. Quando la pelle è esposta alla luce del sole o delle lampade abbronzanti, infatti, la melanina contenuta nello strato basale dell’epidermide risale verso gli strati più vicini alla superficie visibile della pelle. Nel corso di questo spostamento, si ossida e assume un colore scuro procurando la cosiddetta abbronzatura. Questo processo, che prende il nome di melanogesi, rappresenta tuttavia il secondo meccanismo di difesa contro i raggi solari. La prima risposta di difesa del nostro organismo, che si manifesta prima ancora della formazione di melanina, è in realtà l’eritema, un arrossamento più o meno transitorio della pelle che avviene a seguito della dilatazione dei capillari, necessaria per permettere al sangue di portare nel tessuto le sostanze che ci devono difendere dalle radiazioni.

Accanto ad eritema e melanogesi, esiste un terzo processo di difesa cutanea contro i raggi dal sole rappresentato da un rapido ispessimento dello strato corneo della pelle, noto con il nome di ipercheratosi epidermica, che aiuta a prevenire l’ulteriore penetrazione dei raggi UVB.

Una buona abbronzatura si ottiene se concorrono le tre tipiche situazioni favorevoli legate ai meccanismi di difesa sopra descritti: possibilità di difendersi dall’eritema, sufficiente dotazione melaninica ed un’ipercheratosi rapida ed efficace. L’attivazione di questi tre meccanismi di difesa dai raggi ultravioletti, e quindi la formazione dell’abbronzatura, richiede circa 72 ore ed il processo avviene letteralmente sottopelle.

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Qual è il segreto dell’abbronzatura? La risposta va ricercata nelle differenti caratteristiche dei raggi UV-B e dei raggi UV-A. Per un’abbronzatura bella e duratura necessitiamo di entrambi. I raggi UV-B contengono più energia, provocano dapprima l’arrossamento della pelle e, se non si fa attenzione, anche scottature, attivano poi la produzione di melanina e causano infine l’ispessimento dello strato corneo che funge da protezione solare naturale. L’abbronzatura però si ottiene solo quando la melanina viene colorata dai raggi UV-A con l’aiuto dell’ossigeno. Il segreto di un'abbronzatura bella, uniforme e duratura risiede quindi nell’interazione tra i due tipi di raggi.

La pelle si compone di diversi strati. I raggi UV-A che colpiscono la cute penetrano fino al tessuto connettivo e al derma. Nello strato germinativo, lo strato più profondo dell’epidermide, si trovano i melanociti, cellule specializzate responsabili della produzione della melanina. La melanina sale fino alla superficie cutanea e qui si incontra con i raggi UV-A e l’ossigeno che giunge alle cellule cutanee attraverso il sangue. Si genera così una reazione che fa sì che la melanina venga colorata e la pelle assuma la tanto desiderata abbronzatura. Tale fenomeno viene chiamato pigmentazione diretta.

La pigmentazione indiretta è, invece, quella indotta dai raggi UV-B, che già a piccole dosi stimolano i melanociti a produrre melanina, che viene immagazzinata in vescicole, i melanosomi, che migrano verso la superficie epidermica, tra le cellule della pelle. E’ questo pigmento, insieme ad un altro, il carotene, prodotto da altre cellule cutanee, che agisce come una barriera protettiva verso i raggi del sole, disperdendo gli UV e impedendo danni alle cellule, e che conferisce alla pelle il colore bruno caratteristico dell’abbronzatura. 

Concludendo, possiamo a ragione affermare che mentre i raggi UV-A sono responsabili dell’abbronzatura più immediatamente visibile, i raggi UV-B fanno sì che l’abbronzatura sia più intensa e duratura. Le variazioni di colore della pelle abbronzata dipendono dal numero, dalla distribuzione e dalla dimensione dei melanosomi ovvero dalla qualità e quantità di melanina prodotta. Le persone con la pelle chiara o i bambini, che non producono grosse quantità di melanina, sono le persone che più facilmente si scottano e che più hanno bisogno di una protezione solare elevata per godersi solo il meglio del sole.

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Nel nostro articolo “Abbronzatura e melanina: perché la pelle si abbronza” abbiamo parlato di raggi UVA e UVB e dei diversi meccanismi